Arte digitale tra protezione e violazione del diritto d’autore

14 Febbraio 2023

L’opera The Scent of the Night, realizzata da una giovane architetta genovese e utilizzata dalla RAI come scenografia del Festival di Sanremo 2016 (senza l’autorizzazione della sua creatrice) è stata ritenuta meritevole di tutela autorale anche dalla Corte di Cassazione, che con la sentenza n. 1107 del 16 gennaio 2023 ha confermato le pronunce dei giudici di merito e respinto l’impugnazione della RAI.
Si tratta di un’opera d’arte digitale a soggetto floreale c.d. “frattale”, ossia “caratterizzata da autosimilarità, ovvero da ripetizione delle sue forme su scale di grandezza diverse”, ritenuta proteggibile tramite Legge Autore sia dal Tribunale che dalla Corte di Appello di Genova in quanto sufficientemente creativa, in applicazione del prevalente orientamento giurisprudenziale che ritiene meritevole di tutela anche un’opera in cui sia ravvisabile “un atto creativo, seppur minimo, suscettibile di manifestazione nel mondo esteriore”.
Nel ricorrere in Cassazione la RAI aveva sostenuto che in realtà l’opera non fosse tutelabile sia perché di per sé non sufficientemente creativa, sia perché non frutto dell’ingegno dell’architetta ma in realtà realizzata da un software, che ne avrebbe “elaborato forma, colori e dettagli tramite algoritmi matematici”, mentre “la pretesa autrice avrebbe solamente scelto un algoritmo da applicare e approvato a posteriori il risultato generato dal computer”.
Per questioni di ordine processuale la Cassazione non è potuta entrata nel merito dell’eccezione – che la RAI aveva sollevato solo davanti alla Suprema Corte – circa la carenza di creatività dell’opera perché realizzata da un algoritmo e non da una persona fisica, e si è dovuta limitare ad affermare che “si sarebbe reso necessario un accertamento di fatto per verificare se e in qual misura l’utilizzo dello strumento [il software: n.d.r.] avesse assorbito l’elaborazione creativa dell’artista che se ne è avvalsa”.
Se è in questo caso andata persa un’occasione di pronuncia in merito all’autorialità delle opere realizzate dal software, certamente non mancheranno altre occasioni.
La questione dell’arte creata da software e intelligenza artificiale, in particolare tramite il c.d. machine learning, è infatti uno dei temi che più sono discussi negli ultimi anni a tutti i livelli dello scibile, dall’arte all’informatica, dalla filosofia al diritto.
Per quanto riguarda il diritto d’autore, possiamo individuare due macro aree di discussione: la prima è relativa alla presenza o meno del requisito della creatività nelle opere create dall’intelligenza artificiale. A questa tematica è connessa quella riguardante la titolarità in capo a un’intelligenza artificiale di un’opera dell’ingegno.
Vi è poi un’altra area di indagine, che in queste ultime settimane è esplosa: quella della violazione da parte dell’intelligenza artificiale del diritto d’autore su immagini create da fotografi e/o artisti.
Getty Images ha infatti recentemente annunciato di avere intentato un’azione legale nel Regno Unito nei confronti di Stability AI, una delle start up sviluppatrici del software di apprendimento automatico Stable Diffusion, in grado di generare immagini partendo da una descrizione testuale.
Come si legge nel comunicato stampa diffuso da Getty Images (https://www.theverge.com/2023/1/17/23558516/ai-art-copyright-stable-diffusion-getty-images-lawsuit), la start up inglese è infatti accusata di aver copiato ed elaborato milioni di immagini di titolarità della Getty o di artisti da essa rappresentati. Una causa analoga è stata intentata anche negli Stati Uniti da tre illustratrici – Sarah Andersen, Kelly McKernan e Karla Ortiz – che hanno citato in giudizio le società Stability IA, Midjourney e Deviant Art per violazione del copyright sulle loro opere.
Su cosa si fondano le accuse di violazione del diritto d’autore da parte dell’intelligenza artificiale?
Le doglianze di Getty non sono ancora state rese note nei termini specifici, ma sappiamo che, per “imparare” a creare immagini, il software di AI viene “addestrato” su database che contengono milioni di immagini di fotografi e artisti, potenzialmente coperte da diritto d’autore e che la doglianza riguarda proprio l’”utilizzo” di queste immagini.
Getty Images ci ha tenuto a specificare che l’intelligenza artificiale può essere uno stimolo per la creatività e che la stessa Getty ha stipulato contratti di licenza con le principali start up per l’utilizzo delle proprie immagini, cosa che non è avvenuta con Stability AI, che ha preferito “perseguire i suoi fini commerciali”.

Articolo pubblicato su “Artribune” il 11 febbraio 2023

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